La crescita di un piccolo sport

Testo di: Deborah Scanzio

Nel mondo esistono diverse categorie di sport. Quelli più popolari e conosciuti sono spesso i più praticati, i più amati e seguiti dalla popolazione. Alcuni sport sono addirittura il biglietto da visita di alcune nazioni, pensi a una squadra, a un atleta o a una disciplina e ci associ un Paese: Federer e la Svizzera, gli “All Blacks” e la Nuova Zelanda, lo sci e l’Austria, il calcio e l’Italia, l’hockey e il Canada, ecc.

L’importanza attribuita ad uno sport dipende da molti fattori, alcuni di questi sono la sua storia e popolarità all’interno di una nazione, il numero di tifosi che seguono gli eventi, l’impatto mediatico e il numero di sponsor. Tutto ciò genera un circolo vizioso, più spettatori seguono una squadra, più i media ne parlano e di conseguenza sarà più facile trovare i fondi per investire in quello sport.

La tradizione è sicuramente un altro punto rilevante per definire l’importanza di uno sport a livello regionale, nazionale o mondiale. Ci sono discipline che sono presenti ai Giochi Olimpici sin dall’antichità o dalla prima edizione dell’era moderna, nel 1896 ad Atene. Il loro passato è incomparabile con sport nati da pochi anni. Bisogna dunque fare una distinzione tra gli sport classici e quelli moderni…come il freestyle, presente ai Giochi dal 1992.

Dopo una lunga introduzione, come sempre, torno a parlare della mia passione. Nonostante il freestyle sia uno sport giovane, in alcuni Paesi, penso soprattutto al Canada, ha già una buona tradizione. Le numerose medaglie conquistate alle Olimpiche dagli atleti nordamericani permettono al loro Paese di considerare il freestyle come una garanzia di successo. Gli ottimi risultati raggiunti da questi atleti sono il frutto di un sistema ben organizzato. I giovani freestyler sono seguiti sin dall’inizio da ottimi allenatori, hanno le strutture necessarie per allenarsi al meglio e sono un gruppo abbastanza grande per creare una sana competitività. Nel nostro piccolo Ticino, mi riferisco alla disciplina moguls, stiamo cercando di prendere spunto dal sistema vincente dei canadesi. A livello d’infrastrutture direi che abbiamo delle buone basi; la rampa di water jump al CST di Tenero è un grande vantaggio per gli atleti locali, non tutte le squadre hanno la fortuna di potersi allenare sui salti regolarmente e vicino a casa. Per quanto riguarda le gobbe, abbiamo due piste: una più tecnica a Prato Leventina e una ideale per chi è alle prime armi ad Airolo. Per permettere ai nostri atleti che gareggiano in campo internazionale di allenarsi al meglio, necessitiamo però di un tracciato simile a quelli in Coppa del Mondo. A tal proposito, è già in corso uno studio per perfezionare anche questo punto.

Dunque, tornando al paragone con i migliori, cosa ci manca per competere con loro? Un numero maggiore di atleti. Da qualche anno, Swiss Ski ha ricominciato ad investire maggiormente nelle gobbe, sono già stati ottenuti ottimi risultati, ma per poter crescere ulteriormente ci vuole un bacino di atleti più grande. Se non promuovi uno sport, le persone non possono amarlo, conoscerlo e praticarlo e quindi non hai i numeri necessari per creare la giusta competizione interna. Al momento solo la FSSI, l’accademia di freestyle EYFA ed alcuni club ticinesi si occupano di sostenere il freestyle moguls in Svizzera. Malgrado gli attori coinvolti non siano molti, la loro ottima collaborazione sta sviluppando un sistema molto funzionale. Ora gli atleti seguono una precisa scala di progressione con specifici allenatori; solo quando raggiungono un determinato livello, proseguono a quello successivo, arrivando così, molto più preparati in Nazionale. Il prossimo passo è aumentare il numero di club che propone questo sport ai suoi membri, poi in Ticino avremo una struttura molto efficiente.