La mia avventura Olimpica a PyeongChang!

Testo di: Deborah Scanzio

Si dice spesso che il bicchiere può essere mezzo pieno o mezzo vuoto, dipende dalla nostra interpretazione della realtà, un po’ come commentare la mia quarta esperienza olimpica due giorni dopo aver svolto la gara. Diciamo che a caldo non ci sono dubbi, c’è molta delusione per non essere riuscita ad accedere alla finale a 20. Era decisamente alla mia portata, per me era l’obiettivo minimo, in seguito avrei cercato di fare di tutto per entrare anche nella finale a 12 e avanzare il più possibile.

Per rendere un po’ meno amaro il boccone si potrebbe dire che, per soli 30 centesimi di punto non ho potuto accedere alla fase successiva, oppure che, se i giudici avessero visto il mio “grab” sul loop, avrei avuto un coefficiente di difficoltà del salto più alto e dunque sarei stata 18esima e in finale. In entrambi i casi vien da dire “che peccato! che sfortuna!” ma in realtà dovevo e potevo qualificarmi con più facilità, senza ritrovarmi a fare gli scongiuri per sperare di superare le qualifiche. “Mea culpa” per non essere riuscita a eseguire in una discesa completa tutte le cose che sapevo fare bene separatamente. Nella run 1 ho fatto il “solito” errore dopo il primo salto e nella seconda possibilità son stata troppo lenta e poco fluida tra le gobbe. Insomma, ho fatto semplicemente la “Debby versione gare 2017-18” e nessun miracolo. In passato sono spesso riuscita ad esprimermi al meglio nei grandi eventi, anche se arrivavo da periodi negativi, quest’anno purtroppo sono rimasta “normale”.

Non riesco proprio a spiegarmi come mai questa stagione sia stata così negativa a livello di risultati, ero convinta che mi fossi allenata bene e che fossi davvero pronta. Nei mesi di preparazione ero serena e le cose mi riuscivano con facilità, poi sono iniziate le gare: un’uscita, un errore qua e là, una discesa valutata un po’ troppo bassa, un’altra contratta e alla fine mi son ritrovata in una spirale negativa, mentre la fiducia diminuiva lo stress e la pressione aumentavano. Poi finalmente la reazione, all’ultima possibilità ho staccato il biglietto per PyeongChang, dopo aver ritrovato la giusta serenità e avuto delle buone sensazioni nel mini camp pre-olimpico, qui sono andata nuovamente in difficoltà. Sono migliorata di giorno in giorno, ma non abbastanza per sentirmi solida in partenza.

Probabilmente il mio desiderio di migliorare il nono posto di Torino 2006, di far bene per la squadra, per Swiss Ski, per Swiss Olympic e per tutti quelli che mi hanno permesso di raggiungere il mio sogno di partecipare ad un Olimpiade con la Svizzera, mi ha resa più nervosa del previsto. Ho finito per bloccarmi invece che liberarmi.

Passata la delusione, come ripenserò a questa avventura? Spero con il sorriso sulle labbra perché avrò capito che nonostante potessi fare meglio, per la quarta volta di fila ero presente ai Giochi Olimpici, per 12 anni ho lottato con le migliori al mondo e a 31 anni sono stata l’unica donna a fare due “grab” in due salti diversi. Non li ho eseguiti al meglio e i giudici non li hanno apprezzati, ma sono fiera di averli fatti. Perché so che per impegno e determinazione avrò la coscienza pulita, ho fatto del mio meglio ed è stato bello ricevere tanti messaggi da chi, a casa, ha percepito tutto ciò. Perché sono comunque riuscita a fare emozionare delle persone e soprattutto perché, ho avuto un fantastico team al mio fianco e due supporters speciali dal Ticino. Si vive di emozioni e loro me ne hanno fatte vivere tante e positive!

Dunque…bicchiere mezzo pieno o vuoto? Tra un po’ di tempo lo vedrò mezzo pieno!