In Australia si può sciare

Testo di: Deborah Scanzio

“Hey! How are you today?” Ti volti e vedi il grande sorriso di una persona sinceramente interessata a come ti senti e cosa ci fai lì, nel loro Paese. Sono gli australiani. Chi ha avuto il piacere di soggiornare nella “terra dei canguri” sa cosa intendo. La gente è sempre gentile, cordiale e disponibile. Si entusiasmano per eventi che noi europei spesso nemmeno notiamo. Pensi all’Australia e immagini il deserto, Alice Rock, le lunghe spiagge bianche e la barriera corallina. Insomma, un paesaggio che ha poco in comune con gli sport invernali. Pensandoci attentamente però, non è poi così sorprendente che in una nazione grande quasi quanto l’Europa si possa sciare. Si pratica nel Nuovo Galles del Sud e in Victoria, anche se, quelle che loro chiamano montagne a me ricordano le colline. Il Monte Kosciuszko, il più alto dell’isola, si trova a 2’228 metri di altidutine.

Ho vissuto per tre settimane a Jindabyne, un paese a circa 450 chilometri a sud di Sydney; per andare a Perisher ski Resort, nelle Snowy Montains, ci impiegavamo un quarto d’ora d’auto e poi mezz’ora per salire in treno. Nonostante i prezzi dei biglietti siano piuttosto elevati, durante il mio soggiorno ho incontrato molta gente sulle piste, anche quando il tempo era pessimo, la neve troppo molle e il vento soffiava fortissimo. Come chi vive in montagna e si reca al mare per cercare calore e paesaggi diversi, gli australiani abbandonano le spiagge e l’afa per andare a sciare. Alcuni per una sola volta l’anno e altri per più fine settimana. Anche alcune scuole organizzano i corsi sulla neve.

L’inverno australiano non è paragonabile a quello che ho visto in Argentina, in comune direi che hanno solo il periodo in cui si svolge. A Perisher la neve si è fatta attendere e quando è caduta, poco dopo sono salite le temperature. In molti hanno definito questa stagione come una delle peggiori di sempre. Il tre settembre, durante l’ultimo giorno di allenamento, abbiamo sciato con quindici gradi, mentre a Ushuaia ce n’erano trenta in meno. Analizzando i pro e contro di entrambe le località, lo staff tecnico ha deciso di tornare dove l’anno scorso la squadra si era preparata bene e non cambiare programma in un anno olimpico. Anche la maggior parte degli altri team di freestyle ha scelto l’Australia, ma molti, arrivati a metà agosto, non si sono allenati molto. La pista “Toppa’s dream” ha potuto essere costruita solo verso metà agosto e il loro soggiorno terminava poco dopo. Noi fortunatamente siamo giunti al momento giusto. Con me sono venuti l’italiano Matiz e i ticinesi Nicole Gasparini, Marco Tadé e Tristano Martini, tutti seguiti dal nostro allenatore Fred Weiss, al secondo anno con noi. Sono davvero soddisfatta di come siano andati gli allenamenti, sebbene la neve fosse più primaverile che invernale, ho sfruttato tutti i tredici giorni a disposizione nelle gobbe per lavorare su diversi aspetti, soprattutto sulle discese intere. Non sono ancora perfette, ma sento di avere una base più solida rispetto al passato.