“Il mio sogno è gareggiare in Ticino. Il segreto per vincere? Non pensare” (ticino 7)

Intervista di Laura Di Corcia, foto ©Studio Daulte

Da sportiva professionista si è affermata sia in Italia sia in Svizzera. Che differenze ha riscontrato fra i due paesi? La differenza principale è che in Italia esistono i gruppi sportivi. Io ero inserita come professionista nel gruppo delle Fiamme azzurre e ciò mi permetteva di avere uno stipendio regolare e di concentrarmi totalmente sulla mia professione di atleta. In Svizzera ci sono altre forme di sostegno, ma come sportiva non hai uno stipendio garantito, quindi la situazione va rinegoziata di stagione in stagione. Adesso, da diversi anni, c’è la possibilità di fare il militare sportivo: un’ottima cosa, ma che non offre le stesse garanzie di un gruppo sportivo.

Il prossimo febbraio ci saranno le Olimpiadi in Corea del Sud. Come ci si prepara mentalmente a questa s da? È la quarta volta che mi preparo alle Olimpiadi, però sarà la prima alla quale partecipo da svizzera. Quindi questa volta c’è effettivamente qualcosa di diverso, e devo confrontarmi con un mix di emozioni che vanno dall’agitazione all’ansia all’esaltazione. La preparazione, almeno per quanto mi riguarda, è sempre estremamente meticolosa; cerco di curare ogni dettaglio e in un anno olimpico lo faccio a maggior ragione.

Il salto e lì, e la aspetta: a che cosa pensa nei minuti precedenti? Meglio non pensare a niente. Concentrata, certo, ma con la mente libera. Quando finisci il salto non sai neanche come l’hai fatto, ma l’hai fatto. Questa è la disposizione mentale ideale, ma a dire il vero io non ci riesco. Anzi, sono una che pensa troppo. Prima di partire visualizzo il movimento, lo provo con le braccia, con le gambe, appena parto cerco di liberare la mente e interiorizzare la convinzione che ce la farò. La convinzione non è gratuita, viene perché ti sei preparata, l’evoluzione l’hai provata sul tappeto elastico molte volte, e poi ancora sull’acqua. Quando la fai sulla neve il tuo corpo sa già cosa deve fare. È proprio una questione di fidarsi di se stessi.

Cosa si prova nel punto più alto? Il momento in aria dura un attimo. Probabilmente per gli uomini, che saltano più in alto, dura di più. Tutti i salti mortali sembrano uguali a un occhio non esperto, ma ce ne sono alcuni che escono bene e altri male. E mentre lo fai te ne accorgi. Quando salti bene la sensazione è bellissima, senti di aver volato alto, percepisci un attimo di stallo quando sei su, sai benissimo come atterrerai. Se in aria ti senti un birillo che «trottola» e non sai dove atterrerai, la sensazione può non essere gradevole.

C’è stato un momento in cui ha capito che questa attività poteva diventare una professione? C’è stato un clic che mi ha permesso di capire che le cose potevo farle anche senza pensarci troppo, ed è stato a seguito dell’infortunio al ginocchio del 2012: dopo una lunga pausa, percepire che sei in grado di dare ancora il meglio ti dà fiducia nelle tue capacità.

C’è una persona alla quale deve dei ringraziamenti?
 Ce ne sono tante, ma la prima che mi viene in mente è Andrea Rinaldi. È lui la mente, il punto di riferimento, colui che ha fatto rinascere il freestyle in Svizzera. Tutti quelli che praticano questa disciplina in Ticino gli devono qualcosa. Ha aiutato tanti giovani, li ha incoraggiati e spronati ad andare avanti. Era con me anche in Italia, dove faceva l’allenatore.

Per gli sportivi la pensione è davvero anticipata. Che programmi ha prima di chiudere la sua carriera agonistica? Il dopo-carriera può essere un problema per gli sportivi: adesso lavoro al 30% per la stazione sciistica di Airolo, questo mi permette di stabilizzarmi a livello finanziario e di gettare le basi per il futuro. Ma di sfide ce ne sono ancora molte. A febbraio c’è l’appuntamento in Corea del Sud e voglio parteciparvi portando a casa un bel risultato. La medaglia è un sogno; per rimanere con i piedi per terra sicuramente penso al diploma olimpico, che sento più alla mia portata. In verità, prima di terminare la mia carriera ho un altro sogno nel cassetto, partecipare a una gara in Svizzera, magari in Ticino. Ebbene, il prossimo 10 marzo ad Airolo si terrà il «Dual Moguls», appuntamento di Coppa del Mondo. E così potrò andare «in pensione» soddisfatta.