L’importanza della polivalenza

Testo di: Deborah Scanzio

Ripensando ai tempi in cui ho iniziato a praticare il freestyle mi ricordo le tantissime risate in tutto ciò che facevamo: la ricerca di qualsiasi “motto” da usare come trampolino, le trasferte alle gare, le settimane di carnevale a sciare in maschera, le discese a valle affrontate a tutta velocità tra sorpassi e slalom umani…insomma, in quel periodo, regnava la spontaneità e il divertimento. Era giusto così poiché avevamo poco più di dieci anni, amavamo andare a sciare e non pensavamo ad altro che a spassarcela. Guardando i nostri coetanei che praticavano lo sci alpino e ci sentivamo diversi, i nostri genitori non ci seguivano ad ogni evento, non preparavamo gli sci prima di una competizione e alle gare si respirava meno rivalità e gelosia, ma soprattutto, non ci piaceva esercitare la tecnica di sci. Noi eravamo i piccoli pazzerelli un po’ ribelli e loro il volto della tradizione e dei veri atleti. D’altronde, per noi era un gioco e lo facevamo per passione, il nostro gruppo (il Freestyle Team Airolo) era nato un po’ per caso e nessuno immaginava che uno di noi in futuro sarebbe diventato un’atleta professionista capace di andare alle Olimpiadi.

A distanza di più di quindici anni vedo le cose in modo diverso, sono cresciuta e maturata e le esperienza nella vita privata e nello sport mi hanno fatto diventare la persona che sono: molto più riflessiva, calma e pignola di un tempo. Direi quasi, troppo poco freestyler…Oggi reputo che gli esercizi di tecnica siano fondamentali, se li avessi fatti da bambina sarebbe stato più semplice imparare i movimenti corretti, piuttosto che cambiare degli automatismi non ideali a quasi trent’anni. Penso anche che se oltre ai salti e alle gobbe, ogni tanto avessimo fatto qualche passaggio tra le porte di gigante e slalom avrei implementato il mio bagaglio tecnico e le mie capacità di adattamento a situazioni diverse. Allo stesso tempo, quando le gobbe hanno iniziato ad essere la mia vita, il mio lavoro e il mio futuro, avrei comunque dovuto continuare a praticare un po’ anche le altre discipline freestyle, per non perdere il feeling con i “big air” e imparare a fare i “rail”. Più restringevo la polivalenza, e più perdevo la passione per lo sci. Per anni non sono quasi mai andata a sciare per il semplice gusto di godermi la sensazione di una bella curva in pista, oppure una giornata sulla neve in compagnia. Ero troppo occupata a pensare a migliorarmi tra le gobbe e a raggiungere i miei obiettivi sportivi. Paradossalmente è stato dopo l’infortunio al ginocchio subito un paio di stagioni fa che mi è tornata la vera passione per lo sci. A fine marzo ho seguito un weekend il gruppo dei piccoli freestyler, quest’anno più numeroso del solito. La voglia di ridere, saltare e sciare in modo alternativo è la stessa che avevamo noi a quell’età, ho cercato di spiegare loro l’importanza di imparare a sciare correttamente oltre che ad esercitare le evoluzioni, ma non avendo un numero altissimo di giovani che si avvicina al freestyle, dobbiamo prima di tutto creare la passione e poi lavorare su tutti gli aspetti legati allo sci. Chi inizia lo fa per la parte “free”, se no andrebbe a fare sci alpino, ma in fondo, a me non è andata così male e quasi tutti gli amici che hanno iniziato con me, sono diventati dei maestri di sci. Abbiamo il nostro stile, forse ci mettiamo un po’ di più, ma alla fine diventiamo anche noi dei buoni sciatori.